venerdì 24 maggio 2013

la zona del silenzio (in Messico "zona del silencio")

Avevo sbagliato di poco, comunque la zona del silenzio si trova in Messico (America settentrionale) è una zona desertica perché oltre ad essere occupata per 50 km dal deserto, non ci vive nessuno! Pare che sia fenomeno di eventi spaziali strani. Le poche persone che ci vivono infatti hanno testimoniato che durante alcune notti appare una luce luminosa che vaga per l'aria, questo fa pensare subito alla presenza di ufo. Inoltre sembra proprio una calamita di meteoriti che vengono attirati grazie agli stessi materiali che accomunano la terra al meteorite, per questo si pensa che in "antichità" ne sia caduto uno che ha dato origine alla zona del silenzio attirandoli tutti. Uno infatti viene chiamato "meteorite intelligente", un meteorite che ha compiuto il giro del nostro pianeta cadendo proprio nella zona del silenzio. Questo posto inoltre manda in tilt tutto come le bussole che quando vengono avvicinate alle rocce della zona cambiano subito indicazioni. Cose molto strane ma che agli scienziati interessa e quindi le studiano!! :D













per saperne di più:
https://www.youtube.com/watch?v=J6aCfg-XPNc

Arianna :)

giovedì 23 maggio 2013

Canada

CAPITALE: Ottawa
SUPERFICIE: 9.970.610 km2
LINGUE PRINCIPALI: Francese e inglese
POPOLAZIONE: 30.000.000 abitanti
DENSITA’ DI POPOLAZIONE: 3,1 ab/km2
MONETA: dollaro canadese
CITTA’ PRINCIPALI: Montreal, Toronto, Vancouver, Winnipeg, Hamilton, Quebec, Windsor, Edmonton, Calgary, London, Halifax.
BANDIERA: La foglia rappresenta il simbolo nazionale del Canada. Il colore rosso rappresenta il sangue sparso dai canadesi nella prima guerra mondiale, il bianco la neve, sempre abbondante in Canada.
Il Canada è diviso in dieci provincie: Alberta, Colombia Britannica, Manitoba, Nuovo  Brunswich, Terra nova, Nuova Scozia, Ontario, Isola principe Edoardo, Québec, Saskatchewan e confina a nord con l’Oceano Artico, a nord-est con la baia di Baffin e con lo stretto di Davis che lo separa dalla Groenlandia, a est con l’Oceano Atlantico, a sud con gli Stati Uniti e a Ovest con l’Oceano Pacifico e con l’Alaska.
ACQUE INTERNE
Il Canada possiede più laghi e acque interne di qualsiasi altro paese al mondo. I laghi più estesi sono i grandi laghi( Lago Huron, Lago Ontario, Lago  Erie, Lago Michigan, Lago Superiore), il Grande Lago degli Orsi, il grande lago degli Schiavi, il Winnipeg, il Mantoba. I principali fiumi sono il San Lorenzo, sbocco dei grandi laghi, che sbocca nel Golfo San Lorenzo; l’Ottawa e il Saguenay, principali affluenti del San Lorenzo;il Saint John; il Saskatcvhewan che forma il lago Winnipeg, e il Nelson e lo Yukon che attraversa l’Alaska.
CLIMA, VEGETAZIONE E FAUNA
Ovviamente si può notare che le immense dimensioni dello stato Canadese comportano dei fattori climatici differenti in vari luoghi del paese. Per questo motivo le temperature medio scendono di molto man mano che si si sale da meridione a settentrione, dove si registrano temperature assai rigide in inverno.  Il clima del Canada è di tipo continentale, I rilievi non influenzano solamente il clima per l’altitudine, ma anche per un altro motivo, e cioè che elevandosi a occidente limitano gli effetti benefici del Pacifico. L’Atlantico, non può influenzare molto il clima in quanto è lambito da correnti fredde provenienti
dall’Artico che neutralizzano quasi totalmente gli effetti che avrebbe sul clima. In conclusione il Canada ha un clima di tipo continentale ma tutte le regioni settentrionali appartengono al dominio artico: per sette o otto mesi consecutivi la temperatura media non raggiunge infatti gli 0ºC. Le medie di gennaio, che superano 0ºC soltanto sulla costa del Pacifico, si abbassano in misura notevole nell'interno (-10ºC all'altezza del Lago Superiore e -30ºC sulle coste della baia di Hudson), per risalire leggermente in prossimità della costa atlantica (da 0ºC a - 5ºC nella Nuova Scozia). Sul clima del Canada influiscono principalmente i venti provenienti da Nord Ovest e da Ovest e quelli provenienti dal Golfo del Messico. Nelle praterie, il rigore degli inverni è attenuato dal vento occidentale caldo e secco che, sorpassando le Montagne Rocciose, scende sulle pianure. Questo vento caldo e secco  è chiamato Chinook ed è simile al Föhn alpino.
FLORA E FAUNA
A sud delle regioni artiche, nelle zone in cui, nel mese di luglio, si ha almeno una temperatura media di 10ºC, cresce rigogliosa la foresta di conifere, i cui confini, che a ovest oltrepassano il circolo polare, ridiscendono fino alle sponde meridionali della baia di Hudson, per risalire nuovamente a est attraverso il Labrador. A nord prevale invece la tundra, formata da una vegetazione cespugliosa, con eriche, muschi e licheni. Verso SE, alle conifere subentrano le latifoglie, grazie al clima più mite; verso SO invece, nelle Prairies, a causa della siccità le foreste sono sostituite da una vegetazione di tipo steppico. Il versante oceanico delle montagne dell'ovest, caratterizzato da un clima mite, riceve piogge abbondanti ed è ammantato di
magnifiche foreste di conifere (abeti Douglas, cedri rossi, ecc.); gli aridi altipiani dell'interno sono ricoperti da una magra vegetazione.La fauna del Canada è presente soprattutto nella zona che si estende dalle foreste a conifere alla tundra artica, fino alle coste del Mar Glaciale. Nelle regioni più settentrionali sono comuni il bue muschiato, il caribù, l'alce, l'orso e la volpe polare, il wapiti e parecchie specie di anatre artiche. Nella zona delle foreste vivono l'istrice americano, lo scoiattolo volante, il procione e molti animali da pelliccia tra cui in gran numero il castoro e, in misura minore, la lince, lo zibellino e il visone americano.
Nelle montagne della Columbia Britannica sono comuni l'orso grigio, l'orso nero americano, il puma e l'antilope bianca. Lungo le coste del Mar Glaciale, poi, si trova l'orso bianco e, in mare, il narvalo e la balena bianca; nelle pianure non mancano i coyote.
Tra gli uccelli, particolarmente abbondanti sono le specie migratorie come l'oca del Canada e l'oca artica, alcune specie di rapaci come l'aquila reale, il falco e lo sparviero, e, lungo le coste, molte specie acquatiche. Dalle pianure degli Stati Uniti si spingono nel Canada piccoli gruppi di bisonti.
TERRITORIO
Il territorio  Canadese può essere diviso in cinque grandi aree: lo Scudo Canadese, il sistema montuoso degli Appalachi, i Grandi Laghi e il bacino del San Lorenzo, le pianure centrali e la Catena costiera. La più vasta regione è quella dello Scudo Canadese, detto anche Altopiano Laurenziano. Il Canada orientale comprende i rilievi degli appalachi, i Grandi laghi e le pianure del San Lorenzo. La regione dei Grandi Laghi e del bacino del San Lorenzo, copre una superficie di circa 99.000 km2 e presenta un territorio in prevalenza pianeggiante e dove vi sono le più vaste aree coltivabili della regione.
A ovest dello Scudo Canadese, si trovano le pianure centrali, estensione delle Grandi Pianure degli Stati Uniti. In questa regione vi sono i suoli più fertili del paese.
AGRICOLTURA E ALLEVAMENTO
L'economia del Canada è stata per lungo tempo basata sull'agricoltura e, nonostante la grande importanza assunta dall'industria nell'ambito dell'economia del paese, l'agricoltura rimane tuttora una delle sue risorse fondamentali. Essa concorre per circa il 3% alla formazione del prodotto nazionale lordo e impiega circa il 3% della popolazione attiva. La superficie coltivata, pari al 5% dell'intero territorio, è leggermente diminuita rispetto al passato. Coltura predominante è il frumento, di cui il Canada è uno
dei maggiori produttori del mondo (oltre 23 milioni di t all'anno). Coltivato estensivamente nelle Prairies con metodi razionali di stampo statunitense e con l'impiego dei più moderni mezzi meccanici (aratri a vomeri multipli, falciatrici, trebbiatrici, ecc.), il frumento rappresenta una delle voci essenziali del commercio canadese (il Canada è il secondo esportatore di frumento del mondo), ma, per scongiurare il rischio della sovrapproduzione, sono state sviluppate anche altre colture: anzitutto cereali (avena, orzo, segale e mais), ma pure frutta (mele, pere, pesche, uva) e legumi, tabacco, barbabietola da zucchero, lino, soia, ecc.
L'allevamento (12.306.000 bovini, 11.200.000 suini, 691.000 ovini e 103.000.000 volatili) è praticato soprattutto nelle Province Marittime e nelle regioni laurenziane, in cui predomina l'allevamento di bestiame da latte (Ontario e Quebec sono diventati grandi produttori di latte, burro e formaggio) e quello dei suini e dei volatili, mentre nelle Prairies e nell'interno della Columbia Britannica prevale l'allevamento del bestiame da carne.
Un cenno a parte merita, data la sua importanza per l'esportazione, l'allevamento in cattività degli animali da pelliccia (volpi, visoni, zibellini, lontre, castori, cincilla, topi muschiati, ecc.): iniziato intorno alla metà del secolo scorso, ha ormai pressoché completamente soppiantato la caccia, importantissima nei secc.  XVIIe   XVIII.
PESCA
La  pesca è una risorsa complementare di grande importanza (1.0171.614 t di pesce pescato) ed è attiva sia sulle coste dell'Atlantico, dove il plancton attira e nutre considerevoli banchi di merluzzi, sardine e scombri e abbondano le aragoste, sia su quelle del Pacifico, dove vengono pescati soprattutto salmoni e dove sorgono grandi industrie conserviere del pesce. La pesca nelle acque interne rappresenta una risorsa importante delle regioni subartiche.
RISORSE MINERARIE E INDUSTRIA
L’industria mineraria canadese, è fortemente indirizzata verso i mercati internazionali, per questo il paese è uno dei principali esportatori di minerali al mondo. La crescita dell’industria nazionale è dovuta principalmente alla scoperta di giacimenti di petrolio e di gas naturale nelle aree occidentali del paese, allo sviluppo di giacimenti di minerali, di ferro, di nichel, di uranio, di sali di potassio, rame, piombo e zinco. Il Canada è leader mondiale nella produzione di amianto e zinco, e si trova tra i principali produttori mondiali di uranio, cobalto, rame, oro, piombo, nichel, gas naturale, platino, argento e zolfo.
Il settore industriale occupa il 25% circa della forza lavoro e rappresenta circa il 20% del prodotto interno lordo del paese. I principali prodotti dell’industria manifatturiera, sono i veicoli motorizzati e i loro componenti, i prodotti elettrici ed elettronici. Sviluppata è inoltre la cantieristica, l’industria conserviera, e quella della raffinazione del petrolio. Il paese, inoltre è il maggior produttore mondiale di energia idroelettrica e vi sono numerose centrali nucleari.
FORESTE
Quasi la metà del territorio Canadese, circa  il 49,9%, è  ricoperto da foreste, il cui sfruttamento è di grande importanza economica, nonostante impieghi una frazione minima della popolazione attiva. La meccanizzazione e la professionalizzazione, adottate da tempo nella Columbia Britannica, lo sono ormai anche nelle regioni a foresta dell'Est e del Nord delle Prairies, di tradizione artigiana. La parte del patrimonio forestale sfruttata a fini industriali è poca cosa rispetto alle sue potenzialità; anche
così la produzione annua di legname, trasportato di preferenza per fluitazione, si aggira sui 179 milioni di m³, la maggior parte dei quali viene usata per ottenere cellulosa, pasta di legno, di cui il Canada è il secondo produttore mondiale con oltre 20 milioni di t all'anno (è al primo posto nella produzione di pasta meccanica e al secondo in quella di pasta chimica), e di carta da giornali, di cui il Canada è il massimo produttore mondiale con oltre 9 milioni di t all'anno, che rappresentano oltre un terzo dell'intera produzione mondiale.
TURISMO
La fiorente industria turistica poggia sulla presenza di zone di grande interesse paesaggistico, di località sciistiche e di numerosissime  riserve naturali.
RELIGIONE
La  popolazione del Canada si divide in vari gruppi religiosi. I più numerosi sono i cattolici (47,3%) seguiti dai protestanti, i cui due nuclei principali sono costituiti dagli anglicani e dai membri della Chiesa unita del Canada, sorta nel 1925 dall'unione delle Chiese congregazioniste, metodista e presbiteriana. Vi sono poi cospicue minoranze rappresentate dalla Chiesa greco-ortodossa, dagli israeliti, ecc.
POPOLAZIONE
La maggior parte della popolazione canadese è di origine europea, principalmente britannica (poco meno della metà della popolazione) e francese. La maggior parte dei canadesi di lingua francese vive nel Québec e rappresenta circa il 78% della popolazione della provincia. Durante gli anni sessanta e ottanta, si ebbe una crescita della popolazione di origine asiatica e oggi rappresenta il 16% degli abitanti del paese. Altre minoranze sono rappresentate da tedeschi, italiani, ucraini, olandesi, scandinavi, polacchi, ungheresi e greci. Il paese, ospita anche gruppi di indiani d’america (4%). La popolazione nera rappresenta solamente il 2%. Nonostante sia oinione diffusa che la popolazione Inuit
viva negli igloo, sono soltanto quelli residenti nel Canada centrale e occidentale a utilizzare tali costruzioni per lunghi periodi come dimore invernali. Quasi tutti gli Inuit infatti abitano in tende fatte con pelli di animali durante l'estate, e in case di torba in inverno.

America settentrionale e centrale

Orografia: 4 zone principali
-          zona occidentale: dove si trovano due catene montuose parallele al Pacifico; catena marittima e interna, che si ricongiungono nell’altopiano del Messico formando il sistema montuoso dell’America Centrale;
-          centrale: caratterizzata dalle grandi pianure centrali, è qui che si trova il tavolato dello Scudo Canadese;
-          orientale: qui si trova la catena montuosa degli Appalachi;
-          insulare: è qui che si estendono i Caraibi o Antille.

Idrografia
L’idrografia del Nord America si presenta molto ricca e dominata da due grandi bacini imbriferi: il sistema Mississippi-Missouri e il sistema Grandi Laghi-San Lorenzo. Mentre si presenta limitata in America Centrale.

Coste: 4 grandi tipologie di coste
-          coste settentrionali: (Mar Glaciale Artico) basse e frastagliate;
-          coste occidentali: (Oceano Pacifico) a Nord articolate con coste alte, frastagliate, ricche di insenature e fronteggiate da diverse isole; a Sud i litorali sono + uniformi, alti e rocciosi, privi d’insenature;
-          coste orientali: (Oceano Atlantico) a Nord frastagliate con fiordi e ampie insenature; + a Sud coste basse e sabbiose;
-          coste sud-orientali: (Mare Caraibico) molto articolate, sono le coste delle Grandi e Piccole Antille.

Clima: 5 fasce climatiche principali
-          fascia polare: nelle aree + settentrionali dell’America, temperature invernali sempre al di sotto dello zero;
-          continentale fredda: interessa i territori interni e meridionali del Canada, temperature + miti a ovest e + rigide a est;
-          continentale temperata: interessa quasi tutto il territorio degli Stati Uniti, piogge abbondanti a est e aridità maggiore a ovest;
-          sub-tropicale: zone meridionali degli Stati Uniti e costiere del Golfo del Messico;
-          tropico-equatoriale: interessa il Messico-paesi istimici e i Caraibi.

Ambienti
Il continente è composto da due masse continentali unite tra loro da un istmo centrale; appare suddiviso in tre regioni principali: America Settentrionale, Centrale e Meridionale. E’ da qui che deriva anche l’uso del plurale, si parla, infatti, di America o Americhe.



L'Italia in guerra

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale l'Italia assunse una posizione di neutralità rimanendo in linea con l'articolo 7 del trattato che univa l'Italia alla Germania e all'Austria. Questo punto prevedeva la discussione preventiva dei territori da dare in compenso al termine della guerra, cosa che però non era avvenuta. Ma il problema della posizione italiana rimaneva irrisolto.
All'interno dell'Italia si erano formati due schieramenti: i neutralisti e gli interventisti. Al gruppo dei Neutralisti primi appartenevano:
•i socialisti, che ritenevano la guerra fosse voluta dalle grandi potenze europee imperialiste e capitaliste, ma il loro scieramento era isolato e la loro posizione era indebolita dalle posizioni interventiste dei socialisti europei;
•i cattolici seguivano l'orientamento dato dal pontefice che si schierò contro la guerra, anche se rimaneva ancora il contrasto tra l'obbligato neutralismo dettato Chiesa e la lealtà allo Stato di cui facevano parte;
•i giolittiani, i quali sostenevano che l'Italia non era preparata a sostenere una guerra che sarebbe durata molto tempo e richiesto numerose risorse economiche e militari. Giolitti non si limitò solamente a manifestare la sua posizione sulla situazione italiana, ma formulò un'analisi sulla situazione internazionale. Giolitti riteneva che l'Italia avrebbe potuto ottenere numerosi vantaggi senza la guerra, indicando l'opportunità di contrattare la neutralità come se fosse una vittoria. L'Austria non poteva resistere all'urto di altre diverse nazionalità, nonostante questo di dimostrava contraria a qualsiasi cessione di territori, nonostante le pressioni tedesche.
Allo schieramento degli interventisti appartenevano:

•gli "interventisti democratici" e i "socialisti riformisti": i primi erano sostenitori di una pronta cessione delle terre irredente mentre i secondi ritenevano che solo sconfiggendo gli imperi centrali si potevano sostenere le aspirazioni di indipendenza nazionale e di democrazia dell'Europa intera. Un ruolo importante fu dato dagli esponenti del sindacalismo rivoluzionario guidato da Mussolini, che criticando la posizione dei socialisti italiani credevanella prospettiva rivoluzionaria generata dalla sconfitta degli imperi centrali ;
•i nazionalisti che vedevano nella guerra la possibilità di sostenere le loro ambizioni espansionistiche
•i liberali conservatori che vedevano nella guerra la possibilità di dare al parlamento poteri straordinari tali da far finire per sempre le riforme giolittiane, inoltre e puntavano a riottenere i territori del Trentino e Trieste e di far acquistare all'Italia lo status di grande potenza.
La rottura da parte dell'Italia della Triplice Alleanza sancita nel 1915 con il Patto di Londra tra Italia, Inghilterra, Francia, Russia fu invevitabile. In caso di vittoria l'Italia avrebbe ottenuto il Trentino e Trieste, l'Istria, la Dalmazia, il porto di Valona e altri territori da stabilire.

Rimaneva il problema di convincere il parlamento di maggioranza giolittiana ad entrare in guerra. Molte furono le manifestazioni a favore ed alla fine il re e Salandra riuscirono nell'impresa attraverso uno stratagemma. Salandra finse di dare le dimissioni e al suo posto fu convocato Giolitti, che saputo parzialmente del patto di Londra, si rese conto che le sue tesi non erano più sufficiente e rifiutò l'incarico. Allora il re non accettò le dimissioni di Salandra e il governo ebbe poteri speciali. Il 24 maggio 1915 l'Italia dichiarò guerra all'Austria entrando così nella Prima Guerra Mondiale.
Le prime battaglie in cui fu coinvolto l'esercito italiano ebbero esito disastroso: nei territori del Carso i soldati italiani subirono quattro cruente disfatte (Battaglie dell'Isonzo). Nel frattempo la Bulgaria si schierava dalla parte degli imperi centrali, aggravando la posizione russa nei Balcani ma soprattutto quella serba. L'unico presidio dell'intesa nei Balcani fu Salonicco, città greca ufficialmente neutrale ma in realtà alleata dell'Intesa.




 

I sommergibili della Grande Guerra

John P. Holland realizzo’ il primo sommergibile per la Marina Militare Britannica, gia’ nel 1902. Dopo il 1905 anche le Germania inizio’ produzione in questo senso, concretizzando le potenzialita’ belliche di questo rivoluzionario tipo di vascello. Nel 1913, i tedeschi realizzarono il primo “Unterseeboot” o “U-boot” (“nave sottomarina”) e all’inizio della Grande Guerra ne possedevano gia’ 30 unita’ pronte al combattimento. Anacronisticamente, sebbene il Regno Unito e la Francia ne possedessero, rispettivamente, 55 e 77, fu proprio la Germania a volerli subito ed esclusivamente impiegare per una caccia spietata ai navigli nemici, silurando, per quasi tutta la durata della Grande Guerra, qualsiasi natante. All’epoca infatti, un po’ come avveniva con i codici di antica reminiscenza “cavalleresca” della neonata Aeronautica Militare, anche in Marina si era soliti bloccare in mare aperto e avvertire dell’imminente siluramento gli equipaggi di ogni singola nave presa di mira da un U-Boot: solo dopo che l’equipaggio si fosse messo in salvo, utilizzando zattere e scialuppe, si sarebbero potuti lanciare i siluri! I tedeschi, non solo “dimenticarono” quasi subito questo genere di “cortesia”, ma si misero a cacciare e a colpire anche le navi di Paesi neutrali ed estranei al conflitto, per paura che trasportassero segretamente armi e materiali bellici per le forze dell’Intesa.
Anche se e’ facile intuire il perche’ di questo uso indiscriminato dei sommergibili, da parte di una Germania stretta nella morsa dell’embargo, bisogna comunque considerare si trattava di un nuovo genere di arma, non particolarmente affidabile, ne’ potente. I sommergibili della Grande Guerra infatti, erano molto fragili e potevano immergersi fino ad un massimo di 70 metri di profondita’ per poche ore.

Al contrario di quanto avviene ai giorni nostri, con sottomarini a propulsione nucleare che possono navigare immersi a grandi profondita’ addirittura per settimane o mesi interi, gli U-boot della Prima Guerra Mondiale si limitavano ad andare sott’acqua in fase di avvicinamento al nemico o per sfuggire ai cacciatorpedinieri.
Ecco dunque apparire, verso la meta’ del 1917, la famosa “tattica dei convogli” che, ideata dalla Gran Bretagna, permise di scoraggiare e rendere spesso infruttuosi e rischiosissimi gli attacchi dei sommergibili tedeschi. La dotazione offensiva degli U-Boot comprendeva tubi lanciasiluri (se ne potevano imbarcare cinque o sei al massimo), un cannone da 160mm e la possibilita’ di trasportare e sganciare mine galleggianti. L’equipaggio poteva contare tra i 20 e 40 membri, mentre la velocita’ massima in immersione non superava gli 8,5 nodi (circa 16 Km/H).
Alla fine della Grande Guerra la Gran Bretagna aveva perso 54 sommergibili, ma ne possedeva ancora 137 in servizio e 78 erano in costruzione, mentre la Germania registrava al suo attivo 192 affondamenti con oltre 4.000 vittime.
Gli U-Boot Tedeschi
U-Boot è il termine tedesco per indicare genericamente sottomarini e sommergibili. È una abbreviazione di Unterseeboot, letteralmente" nave sottomarina". Il termine è utilizzato nelle altre lingue come sinonimo dei battelli sottomarini tedeschi della Prima e Seconda Guerra Mondiale, anche se spesso si trova scritto nella forma "anglicizzata" di U-Boat.
Gli obiettivi delle campagne degli U-Boot in entrambi i conflitti furono i convogli che portavano rifornimenti dagli Stati Uniti in Europa. Il termine U-Boot, seguito da un numero, esempio U-Boot 47 indica uno specifico vascello, mentre U-Boot Tipo II una determinata classe.
Nel maggio del 1915, l'U-boot U-20 tedesco affondò il transatlantico RMS Lusitania. Delle 1.195 vittime, 123 erano civili americani, tra i quali un noto produttore teatrale e un membro della famiglia Vanderbilt.
Questo evento fece rivolgere l'opinione pubblica americana contro la Germania, e fu uno dei fattori principali dell'entrata in guerra degli Stati Uniti a fianco degli alleati durante la Grande Guerra. Il 31 gennaio 1917 la Germania dichiarò che i suoi U-Boot si sarebbero impegnati in una guerra sottomarina indiscriminata.

«I sottomarini nemici devono essere chiamati "U-Boot". Il termine "sottomarino" deve essere riservato solo ai vascelli subacquei alleati. Gli U-Boot sono quei codardi furfanti che affondano le nostre navi, mentre i sottomarini sono quegli apparecchi nobili e coraggiosi che affondano le loro.»
Winston Churchill


Armi chimiche nella prima guerra mondiale

La Guerra dei Gas
La prima Guerra Mondiale fu un conflitto per molti aspetti innovativo. La prima cosa a cambiare fu la stessa concezione della guerra, intesa fino ad allora come guerra lampo, basata su pochi scontri diretti che avrebbero subito decretato il vincitore. Ma le cose non andarono come previsto. La guerra si trasformò da subito in guerra di posizione, dove gli attacchi erano davvero sporadici ma soprattutto inutili, dal momento che le truppe attaccanti erano sempre attese dalle mitragliatrici nemiche, che costituivano un muro invalicabile e trasformavano ogni attacco in una terrificante carneficina. Centinaia di vite venivano letteralmente falciate in pochi minuti.
Per uscire da questa situazione di stallo si rese indispensabile l'introduzione di una nuova e terrificante arma:i gas chimici. Non era la prima volta che tale arma veniva utilizzata. Fin dall'antichità infatti l'uomo si era servito di fuochi, fumi e vapori per difendersi dagli animali e dai nemici. Il primo attacco di gas documentato avvenne nel V secolo a.C., quando gli Spartani attaccarono Atene e lanciarono contro le mura della città tronchi imbevuti di bitume e zolfo che resero l'aria irrespirabile. Più avanti nel tempo, anche i romani fecero uso di armi chimiche, come il vetriolo verde, un potente prodotto con cui avvelenavano pozzi e riserve idriche dei nemici. Ma la più potente arma tossica-incendiaria del primo millennio dopo Cristo fu il famoso "fuoco greco", formato da una mistura di nafta, zolfo, calce viva e salnitro, usato nel 673 d.C. dai Bizantini contro gli Arabi nella guerra di Cizico nell'Asia Minore.
Altre occasioni più vicine alla Grande Guerra in cui vennero utilizzate armi chimiche furono la Guerra di Crimea e la Guerra Franco-Prussiana. Ma si può affermare che nelle varie epoche storiche, in occasione di guerre e di assedi in cui si fece uso di prodotti tossici, essi non influenzarono l'andamento delle stesse, anche perché le conoscenze di chimica rimasero scarse sino a tempi piuttosto recenti.
A partire comunque dagli ultimi decenni del 1800 e l'inizio del 1900, le condizioni generali della chimica dopo una lunga gestazione di laboratorio, erano in grado di fornire prodotti dalle straordinarie capacità indispensabili al progresso. Anche se preparate con finalità di pace, molte sostanze rivelarono proprietà tossiche ben superiori ai prodotti normalmente usati in chimica industriale o come veleni per altri scopi e finalità d'uso. Alcuni potentissimi gas, erano stati prodotti in origine per essere utilizzati in industrie tessili e farmaceutiche, ma quasi per caso vennero scoperti gli effetti devastanti che potevano avere sull'organismo umano.
Fu con queste armi subdole e ambigue che l'Europa si avviò al suo sanguinoso e drammatico appuntamento con il destino: la Grande Guerra.

Va però ricordato che già dal 1899, e poi nel 1907, era stato bandito l'utilizzo di armi chimiche dalla Convenzione Internazionale dell'Aja. Ma per i paesi impegnati nel conflitto sembrava l'unica strada per uscire dalla situazione di immobilità in cui a Guerra versava.

I primi ad utilizzare armi-chimiche furono i francese( anche se tradizionalmente si pensa siano stati i tedeschi), che già negli ultimi mesi del 1914 lanciarono alcuni proiettili caricati a gas lacrimogeni contro i tedeschi, su una parte molto limitata del fronte. I risultati furono però assai deludenti.
Ma i francesi commisero una grave imprudenza: i tedeschi infatti erano il primo produttore mondiale di prodotti chimici. La risposta non si fece attendere molto. Nel novembre 1914 e gennaio 1915 le truppe germaniche sferrarono alcuni attacchi contro gli anglo-francesi facendo uso di gas, che però a causa delle basse temperature non vaporizzarono completamente e gli effetti non si videro.

L'inizio della guerra chimica si fa però risalire al 22 aprile 1915. Per il 20 aprile i comandi tedeschi avevano preparato un attacco a sorpresa contro le truppe anglo-francesi ad Ypres, basato esclusivamente sull'utilizzo del gas, cloro in particolare. Ma le condizioni meteorologiche si fecero favorevoli solamente il 22 aprile. Alle ore 17.00 un generale inglese vide avanzare verso la propria linea una nuvola che sembrava l'onda di un maremoto, ed i propri compagni correre tenendosi le mani alla gola e con i bulbi degli occhi all'infuori. Al termine dell'attacco i gasati furono circa 15.000, dei quali più di 5.000 morirono.
Fortunatamente gli effetti dei gas furono così devastanti solo nella primissima fase del conflitto. Vennero subito introdotte efficaci protezioni come le maschere a filtro, e si passò dai 1500 gasati per tonnellata di cloro del 1915, ai soli 5 gasati del 1918.
Sul fronte italiano l'inizio della guerra chimica risale invece al 29 giugno 1916, quando gli austriaci lanciarono un attacco a sorpresa contro i nostri soldati. Gli effetti dell'attacco furono ingenti:5000morti tra le file italiane. Ma le condizioni meteorologiche mutarono presto, e gli attaccanti vennero sorpresi dallo stesso gas che avevano lanciato sul nemico, spinto indietro dai venti. Anche per gli austriaci le perdite furono sostenute.
In questa occasione inoltre si fece uso per la prima volta sul nostro fronte di un'arma primitiva e  rozza come la mazza ferrata. La usarono le truppe austriache per porre fine all'agonia dei gasati italiani. Quando mancavano le mazze regolamentari, i soldati si accontentavano di utilizzare semplicemente o la picozza che portavano sempre con sè oppure il calcio del fucile; altre volte costruivano delle mazze artigianali con quello che trovavano disponibile, come chiodi da baracca e spole di granate. Fu in particolare contro quest'arma che la nostra propaganda fece leva, per spingere l'esercito e l'opinione pubblica ad aumentare l'odio verso il nemico.




Vita in trincea

Trincee - Condizioni di vita
Sia per le sue estensioni in tutti i 5 fronti terrestri e su tutti i mari del mondo, sia per la sua lunghezza, nella società di massa che stava nascendo vi era anche “la guerra di massa”. Essa mobilitò circa 70 milioni di uomini da 19 Paesi, comprese le colonie.

Le trincee
Da rifugi provvisori a quartieri permanenti
Come già studiato, la vita dei soldati durante la guerra era quella nella più semplice posizione difensiva, la trincea. Inizialmente queste venivano considerate semplicemente un rifugio provvisorio per ripararsi dal fuoco nemico, ma con il passare del tempo, esse diventarono dei veri e propri quartieri permanenti dei reparti di prima linea. Da qui le trincee vennero fornite di baracche di legno e protette da reticolati di filo spinato e collegate da camminamenti.

L’assalto alla baionetta
La vita in trincea era noiosissima e ogni tanto i soldati venivano sorpresi solo dal fatidico grido “All’attacco!” proveniente da uno o l’altro schieramento. Qui avveniva il rito dell’assalto alla baionetta, che ogniqualvolta succedeva centinaia di vite scomparivano; venivano preceduti dal tiro di artiglieria che serviva solo a eliminare l’effetto sorpresa. Contemporaneamente la fanteria doveva avventurarsi allo scoperto fino alla trincea nemica dove, sempre se ci si arrivava, si ingaggiava un combattimento corpo a corpo con la baionetta. Così milioni di soldati morivano nel corso di 4 o 5 lunghissimi anni.

Le sofferenze della truppa
Chi viveva in trincea subiva il logoramento fisico e morale. I soldati di fanteria e gli ufficiali inferiori non ricevevano il cambio per interminabili settimane, erano esposti a tutte le intemperie del tempo, venivano trattati con arroganza dai superiori come nella vita i borghesi trattavano gli operai e i contadini, venivano puniti se per caso durante la battaglia perdevano il berretto. Inoltre gli ufficiali superiori si assegnavano da soli medaglie e medaglie senza mai andare in prima linea come avrebbero dovuto.

Il comportamento del bravo soldato
All’assalto a testa alta
Il bravo soldato, secondo i capi militari, doveva andare all’attacco in posizione eretta e a testa alta. Ripararsi dal fuoco o strisciare a terra, come viene insegnato oggi per esempio ai Marines, all’epoca era considerato un atto di vigliaccheria e si veniva processati da un tribunale militare. Il generale Cadorna su questo scrisse un libretto che le truppe dovevano conoscere a memoria.

Il problema del rancio
Cadorna sosteneva anche che i soldati dovevano cucirsi il rancio, la divisa, da sé, e i generali francesi erano d’accordo su questo. Lo stesso era per il cibo e il resto che poteva essere necessario ai soldati.
Solo il Kaiser Guglielmo II prevedeva cucine da campo mobili su carretti; l’idea gli era venuta guardando il circo Barnum, il più famoso americano, che aveva questa organizzazione.

Feriti e malati
Rimanere feriti o ammalarsi non era una bella esperienza, anche se verso la fine della guerra era la speranza di molti perché era l’unico modo per allontanarsi dalla trincea.
Chi si feriva doveva attendere la notte perché i barellieri venissero a prelevarli. Ben pochi addetti avevano il coraggio di avventurarsi nella “terra di nessuno” per il timore che qualcuno sparasse. Gli ospedali erano molto lontani. Inizialmente i malati venivano trasportati con carrette trainate da muli. Poi vennero le prime ambulanze.
Piccoli ospedali da campo vennero posti in prossimità delle prime linee; consistevano in tende divise in quattro dove i chirurghi passavano da una parte all’altra per praticare i loro interventi. Quelli tedeschi erano provvisti anche di attrezzature per le radiografie portatili.